Sono nato nel lontano (ahime!) 1944 , sotto i bombardamenti alleati . La malattia dell’astronomia mi prese molto presto, si può dire assieme al morbillo: ero appunto ammalato quando mio padre mi portò un libretto, Le Stelle, che lessi e rilessi con avidità ; si era nel 52 .
Poi sull’enciclopedia dei ragazzi imparai che si può costruire un semplice telescopio di cartone usando una lente da occhiali , un contafili , e tre manici di scopa come treppiede . Da bambini si è molto efficienti , in pochi giorni feci sto aggeggio col quale mostrai a tutta la famiglia le montagne e i crateri della luna . Coi miei la figura migliore la feci nel 56 ( o 57 ? ) , quando nei Cani da Caccia avvistai la cometa Arend-Roland prima che ne parlasse il giornale radio (non c’era la televisione, ne tantomeno internet ) .
Nel 59 frequentando la Piazzola, dove si poteva trovare molta ottica “surplus” , conobbi un trentaduenne Giancarlo Sette. Poi anche Ferdinando Cagliumi e Umberto Dall’Olmo : l’astrofilia bolognese .
Sette aveva in costruzione un telescopio di 22 cm , e stava organizzandosi per avere dal comune il permesso di piazzarlo sulla palazzina dei Giardini Margherita . Allora anch’io mi associai all’impresa, ed ordinai uno specchio parabolico a Marcon ( 27000 lire, grazie babbo! ) .
Questo fu l’inizio. Poi, nel 62 , si unì al nostro gruppo una persona importantissima : Giorgio Sassi, per studio ingegnere (tuttora si arrabbia a chiamarlo così), ma anche fisico, meccanico, ottico, elettronico, matematico, idraulico , e chi più ne ha più ne metta .
Appunto nel 62 i due telescopi furono finiti: il 22 per la fotografia stellare, ed il 25 per l’osservazione planetaria visuale. Per un paio di anni andammo avanti così; ma intanto si prospettava la nascita di San Vittore , ed io, finito il liceo, mi iscrissi a fisica , un nuovo amore . L’impegno era grande, e c’era pure da lavorare . Nel 66 cessai l’attività osservativa, anche se con Sette, e soprattutto con Sassi, ci si vedeva molto spesso, e l’astronomia era sempre all’ordine del giorno.
La voglia di riprendere fattivamente le osservazioni mi riprese 15 anni dopo, nel 82 . Ricontattai i vecchi amici e ne conobbi di nuovi , tra cui il giovane Fabio Muzzi . Mettemmo assieme una piccola officina, ed iniziammo la nuova avventura del T.L.C.
Ora, con il passaggio al digitale, si sono aperti nuovi e impensabili settori di studio , legati tutti all’astrometria e alla fotometria ad alta precisione . La ricerca di pianeti extrasolari è uno di questi settori. Speriamo che il Tempo , che è un pericoloso cannibale, ci lasci ancora il tempo sufficiente per occuparci di queste cose .
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