La Giraffa è una delle sei costellazioni che alla latitudine di 44,5° non scendono mai sotto l’orizzonte. Eppure l’animale dal lungo collo nonostante sia sempre disponibile all’osservazione, non si lascia affatto vedere con facilità. Le sue stelle principali sono una silenziosa ed esigua e manciata di cui soltanto tre portano la nomenclatura di Bayer: Alpha, Beta e Gamma, tutte di quarta di magnitudine. In alcune mappe fra l’altro Beta, che è la più luminosa, o meglio, la meno spenta, non è nemmeno inclusa nel tracciato che forma la sagoma della costellazione. Le altre stelle sono state classificate da Flamsteed all’inizio del xviii secolo e i loro nomi sono pertanto dei numeri. D’altra parte quando uscì il catalogo di Bayer nel 1603, la costellazione della Giraffa non esisteva ancora. La sua creazione si deve al teologo e astronomo olandese Petrus Plancius che la raffigurò sul suo globo celeste una decina d’anni dopo, nel 1612, insieme agli altri quattordici gruppi stellari da lui ideati a partire dalla fine del Cinquecento. Risiedono quasi tutti nell’emisfero australe e proprio dodici di questi sono gli unici presenti nell’Uranometria di Bayer. Si tratta del Camaleonte, del Dorado, della Fenice, della Gru, dell'Idra Maschio, dell'Indiano, della Mosca, del Pavone, del Pesce Volante, del Triangolo Australe, del Tucano e dell'Uccello del Paradiso, mentre i soli visibili nel nostro emisfero sono appunto la Giraffa e l’Unicorno, entrambi assenti dalle carte di Bayer perché inventate dopo. |